SEI editrice, pp. 304, 14 euro
In libreria dal 10 aprile 2014
MENZIONE D’ONORE PREMIO LEONARDO DA VINCI 2015
PREMIO DELLA CRITICA CINQUE TERRE-GOLFO DEI POETI 2015
PREMIO SPECIALE PEGASUS-CITTÀ DI CATTOLICA 2015
PREMIO TARGA IL MOLINELLO 2015
SECONDO CLASSIFICATO PREMIO MONTEFIORE 2014
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Di che cosa parla
Nell’anno in cui, in Italia, il piccolo schermo compie le sue prime sessanta primavere, eccone un originale spaccato visto e raccontato dagli occhi e dalla penna di chi conosce il mezzo da un punto di vista duplice e privilegiato: come autore televisivo è presente dietro le quinte delle trasmissioni; come giornalista è a stretto contatto con i personaggi piccoli e grandi dello spettacolo.
Il libro vuole essere un omaggio alla TV fin dal titolo, Specchio segreto, come il programma cult di Nanni Loy degli Anni Sessanta.
In questa carrellata di «incontri ravvicinati», sfilano molti dei protagonisti che hanno fatto la storia del piccolo schermo.
Ci sono i «senatori» come Mike Bongiorno, Raffaella Carrà, Maurizio Costanzo, Johnny Dorelli, Loretta Goggi, Paolo Limiti, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, Gianni Morandi, Enza Sampò.
Non mancano i protagonisti della generazione successiva: Lorella Cuccarini, Alessandro Cecchi Paone, Piero Chiambretti, Marco Columbro, Barbara D’Urso, Fiorello.
Senza dimenticare tante altre personalità che hanno fatto la storia dello spettacolo e del costume, entrando attraverso la TV nelle case degli italiani: Amanda Lear, Sandra Milo, Moira Orfei, Irene Pivetti, Romina Power.
Le sessanta interviste, scelte fra le centinaia che l’Autore ha realizzato nel corso della sua vita professionale, compongono un grande affresco, non soltanto televisivo, dell’Italia degli ultimi sessant’anni.
Arricchiscono il volume una premessa di Maurizio Costanzo e un’intervista inedita a Pippo Baudo.
Come comincia
Il primo programma della televisione italiana è Arrivi e partenze, in onda domenica 3 gennaio 1954 alle 14, protagonista, nel ruolo di intervistatore, Mike Bongiorno (sì, c’era già lui), che avvicinava all’aeroporto personaggi famosi di tutto il mondo di passaggio nel nostro Paese.
Invece, la mia prima memoria televisiva, per ragioni anagrafiche, risale a un bel po’ di tempo dopo, anche se il piccolo schermo è ancora in bianco e nero: Pippi Calzelunghe, nel 1970. Non avevo nemmeno due anni, e trascorrevo lunghi periodi dalla nonna e dal nonno materni, che vivevano nella dépendance di una villa veneta. Avevo un parco enorme e bellissimo tutto per me, il nonno che mi adorava e mi riempiva di regali (ricordo ancora una mini bicicletta rosso fiammante e le palline di gomma colorate) e, in cucina, un piccolo televisore di plastica arancione con sopra un’antenna, che a me sembrava formata da tante capocchie di fiammifero giganti. Nella solitudine quasi perfetta di quei lunghi giorni di lontananza da casa, intervallati dalle visite sporadiche di mamma e papà, non vedevo l’ora che arrivassero le sei del pomeriggio della domenica, quando il Programma Nazionale (a quei tempi Raiuno si chiamava così) trasmetteva le avventure di Pippi, e io ero pazzo di lei, e non mi stancavo di immaginarmi in sua compagnia a Villa Villacolle, insieme alla scimmietta Signor Nilsson e al cavallo Zietto.
Nei primi anni Settanta, quand’ero bambino, la televisione aveva due soli canali, il primo e il secondo, e la settimana era scandita da appuntamenti istituzionali e imperdibili. Il momento sacro numero uno era il film del lunedì sera, che ha accompagnato la mia infanzia, e mi ha permesso di vedere tutti i capolavori (e no) della Hollywood degli anni d’oro, divisi per cicli e monografie: John Wayne (che mia nonna pronunciava «Giòn Vàine») e Gary Cooper, Rita Hayworth e Katharine Hepburn, Shirley Temple e Bette Davis. Il giovedì era il mio giorno prediletto, perché usciva il Corriere dei Piccoli, che correvo a comperare in edicola in una pausa dei compiti pomeridiani, e perché la sera, cascasse il mondo, trasmettevano il quiz di Mike Bongiorno. La mia settimana televisiva terminava la domenica, che non era tale senza Discoring, di cui adoravo la sigla con Gloria Piedimonte che si dimenava sulle note di Baila guapa di Gianni Boncompagni, e soprattutto la prima Domenica in condotta da Corrado.